La squadra di De Biasi si lancia subito alla ricerca del gol con la tradizionale grinta,. Il vantaggio arriva grazie a un inspiegabile mani di Diamoutene che regala un rigore a Rosina. Raddoppia Zanetti, poi il primo gol granata di Bianchi. Per il Lecce traversa di Caserta
TORINO, 31 agosto 2008 - Al tecnico granata Gianni De Biasi interessava innanzitutto ritrovare il cuore Toro. E quello si è visto subito, quando la sua squadra si è riversata in avanti alla ricerca del gol. Poi però, quando l'inspiegabile mani di Diamoutene ha sbloccato il risultato, questo Torino ha fatto vedere anche gioco e autorevolezza: due elementi su cui invece l'allenatore del Lecce Beretta dovrà lavorare.
IL CUORE C'E' - L'impegno e la grinta da Toro vengono in effetti sfoderati subito. I granata partono con tanta voglia, controllando stabilmente il gioco e pressando il Lecce ogni volta che prova a ripartire. Ce la mettono tutta, da Corini a Zanetti, da Rubin a Saumel, da Rosina ad Amoruso. Ma il gol tarda ad arrivare, e le uniche occasioni arrivano sul calci piazzati per le teste di Bianchi e Amoruso. Serve una mano, insomma, al Toro, e arriva in senso letterale da Diamoutene, che su un cross non particolarmente pericoloso alza inspiegabilmente il braccio e regala un rigore a Rosina, che non sbaglia. A quel punto il gol mette nuova benzina ai granata, che ben presto trovano il raddoppio dopo una bellla azione sulla sinistra sull'asse Rubin-Rosina-Amoruso-Zanetti. E' a quel punto che il Lecce si risveglia e fa vedere il suo potenziale con i vari Caserta, Tiribocchi e Cacia, chiudendo il tempo in vantaggio di occasioni: traversa di Caserta dalla distanza, palo su angolo di Antunes e un altro paio di opportunità.
LA RIPRESA - Il Lecce torna in campo ricaricato e volitivo, ma deve anche stare attento alla sicurezza del Toro: orchestrati da Corini, i vari Rosina, Amoruso e Bianchi continuano a creare pericoli. E' soprattutto il centravanti a sfiorare di testa la traversa su cross del regista. Così il tecnico leccese Beretta mette mano ai cambi, inserendo Vives e Konan, ma nella difesa granata c'è un Pratali in versione roccia. Così quando i granata lo decidono arriva il 3-0. C'è una deliziosa azione corale praticamente di prima sul filo del fallo laterale sinistro, poi palla a Rosina, tiro pronto che Benussi può solo respingere e irruzione decisiva di testa di Bianchi. La partita si chiude lì, anche se il Lecce continua a provarci - generosamente, ma progressivamente con meno lucidità - e il Toro regala ancora qualche saggio delle sue potenzialità: che sembrano parecchie, sull'asse Corini-Rosina-Amoruso-Bianchi e con l'apporto dei vari Saumel, Rubin e Diana. Forse è effettivamente in arrivo, per i tifosi granata, un campionato sereno.
TORINO-LECCE 3-0 (primo tempo 2-0)
MARCATORI: Rosina su rigore al 29', Zanetti al 33' p.t.; Bianchi al 30' s.t.
TORINO (4-3-2-1): Sereni; Diana, Di Loreto, Pratali (28' st Ogbonna), Rubin; Zanetti (17' st Barone), Corini, Saumel; Rosina, Amoruso (34' st Colombo); Bianchi. (Calderoni, Franceschini, Malonga, Stellone). All. De Biasi.
LECCE (4-4-2): Benussi; Fabiano, Antunes (15' st Vives), Diamoutene, Angelo; Munari (15' st Konan), Giacomazzi, Caserta, Ariatti; TiribocchI, Cacia (37' st Castillo). (Rosati, Polenghi, Esposito, Schiavi). All. Beretta.
ARBITRO: Gervasoni di Mantova.
NOTE: spettatori 15 mila circa. Ammoniti Munari, Diamoutene, Corini Giacomazzi per gioco scorretto. Angoli 7-6 per il Lecce. Recuperi 0 e 0.
Primo tempo di marca giallorossa: positivi gli esordi di Baptista e Riise, il vantaggio è firmato da Aquilani al 29'. Meglio il Napoli nella ripresa, nonostante l'espulsione di Santacroce al 9'. Un minuto dopo, Hamsik firma l'1-1
ROMA, 31 agosto 2008 - Un gol e un buon primo tempo non bastano alla Roma per inaugurare il campionato con gli agognati tre punti da dedicare al defunto presidente Sensi: ad Aquilani, protagonista assoluto della prima frazione, risponde infatti Hamsik, in una ripresa dominata dalle incursioni di Lavezzi (e dalle parate di Doni: due, ma fondamentali). La Roma del primo tempo lascia dietro di sè echi promettenti, ma nella ripresa piace di più il Napoli, nonostante l'inferiorità numerica cui è condannato dal 9'. E alla fine finisce 1-1.
FORMAZIONI - La Roma, con il lutto al braccio, affaccia al campionato italiano gli esordienti Riise e Baptista, cercando nel contempo di camuffare le assenze pesanti di Totti, Perrotta e Taddei. Il Napoli si affida al duo argentino Lavezzi-Denis, gettando nella mischia anche Vitale, classe '87. Ne nasce un confronto bello e vivace, avvolto dal caldo torrido dell'Olimpico, ma anche dalla stretta del tifo giallorosso che, dopo il minuto di silenzio, applaude a lungo la memoria del presidente Sensi (in tribuna c'è la moglie Maria, e un mazzo di fiori viene deposto sul seggiolino abitualmente occupato dal presidente), e poi sostiene la squadra in ogni fase della gara.
La Roma del debutto mette a nudo virtù e vizi, indicando a Spalletti la via da percorrere, là dove c'è da cambiare (c'è stata qualche pausa di troppo e il secondo tempo ha registrato un repentino calo della squadra), là dove c'è da rodare (inevitabilente l'intesa fra vecchi e nuovi, e un poker d'attacco per forza di cose quasi improvvisato) e là dove c'è invece da applaudire (a tratti la condizione fisica è buona e lo spirito è quello vincente della passata stagione). Il Napoli, dopo il rodaggio con Panionios e Vllaznia che è valso ai partenopei la promozione nei preliminari di Uefa, disputa una gara promettente, a parte il quarto d'ora finale del primo tempo, una volta in svantaggio. Maggio la conferma, la coppia d'attacco argentina la vera scommessa della stagione.
PRIMO TEMPO - Dopo un inizio su buoni ritmi, ma privo di sbocchi in fase di conclusione, le squadre rallentano e a prevalere è la maggior qualità della Roma. Baptista e Riise sono fra i migliori per continuità e aggressività, ma il gol, al 29', è tutto romano: assist di De Rossi, rete di Aquilani, perfetto nell'occasione nelle vesti di vice Perrotta. Il giallorosso scatta infatti in area sul filo del fuorigioco, stoppa il pallone col petto e con un destro morbido al volo lo appoggia in rete. Denis sfiora il pari, Vucinic, su delizioso assist di Aquilani, sbaglia il raddoppio, i primi 45' finiscono qui.
SECONDO TEMPO - La ripresa ripresenta un Napoli diverso da quallo visto dopo il gol giallorosso: più aggressiva e lucida, la squadra di Reja mette subito sotto pressione Doni, salvato dagli errori di mira di Gargano su punizione, Denis, Lavezzi e Hamsik. Poi, in due minuti due espisodi decisivi: al 9' Santacroce si vede sventolare contro il secondo giallo e viene espulso, al 10' Hamsik, su assist di Denis, prima colpisce di testa la traversa, poi appoggia in rete in semirovesciata. E' l'1-1. Poi Reja manda in campo Rinaudo al posto dell'esordiente Vitale, ridisegnando la squadra. Cicinho prima viene stoppato in extremis da Contini, poi lascia il posto a un altro esordiente, il francese Menez. Il Napoli continua a sfoggiare intraprendenza offensiva, con Doni decisivo al 34' su un'incursione di Lavezzi, la Roma non riesce a sfruttare la superiorità numerica: nell'ultimo quarto d'ora Spalletti gioca la carta-Okaka, al posto di un esaurito Baptista, Reja non si accontenta e manda in campo Zalayeta, al posto di Denis. Poi Okaka sbaglia sotto rete, Doni salva ancora su Lavezzi e Menez fallisce il match ball. Finisce 1-1, e per quel che si è visto va bene così.
La sfida del Franchi finisce 1-1, con gol di Nedved e Gilardino, a segno all'89'. I bianconeri mostrano compattezza, ma anche personalità e buone trame, ma i viola non mollano neanche in 10 uomini (espulso Felipe) e si vedono ricompensati dal pari in extremis
FIRENZE, 31 agosto 2008 - Una bella Juventus. Ed una Fiorentina irriducibile. Regalano agli spettatori del Franchi una partita piacevole e soprattutto intensa ed incerta fino al 95'. È finita 1-1. Gol di Nedved e Gilardino. Un risultato che lascia un pizzico di amaro in bocca alla Juve, avanti di un gol e di un uomo ad 1' dalla fine. Ma Ranieri ha di che sorridere: i suoi hanno avuto più occasioni e hanno dimostrato solidità e personalità, in trasferta contro una avversaria classica per rivalità tradizionale oltre che avversaria diretta per ambizioni stagionali. I viola come lo scorso anno a Torino nel confronto diretto hanno saputo recuperare lo svantaggio, stavolta il colpaccio non è poi arrivato in extremis. Ma sarebbe stato troppo. Importanti le firme dei gol odierni. Nedved era uscito in barella in settimana da un allenamento: in campo stasera sembrava una maratoneta. È uno di quelli che i grandi appuntamenti difficilmente li "buca". Gilardino è il terminale offensivo della Viola: i traguardi dei toscani saranno proporzionali al numero delle sue reti.
NEDVED GOL - Il primo tempo è giocato a discreto ritmo, tra due squadre già rodate dalle fatiche del preliminare di Champions. Gara equilibrata. La Fiorentina spinge sulle fasce, dove Santana mette in difficoltà Molinaro e Vargas spinge come un forsennato. La Juve replica con i muscoli di Poulsen in mezzo, e con i duetti Del Piero-Amauri, che si cercano parecchio. Le occasioni comunque latitano. Poi al 39' arriva il gol degli ospiti. Grygera si inventa per una volta incursore: salta un avversario e centra per Nedved: gol a porta vuota del biondo centrocampista. Rete tutta di matrice Repubblica Ceca. La Fiorentina accusa il colpo. E la Juve sfiora due volte il colpo del k.o., con Amauri (colpo di testa fuori) e Del Piero (ipnotizzato da Frey in uscita). All'intervallo è 1-0 Juve.
RIPRESA - La Fiorentina rientra in campo molto più aggressiva. E diventa pericolosa soprattutto grazie all'ingresso di Jovetic, bravo tecnicamente e nell'uno contro uno. Vargas si fa vivo su punizione, Gilardino è bravo a saltare Mellberg in velocità, molto meno quando cicca di sinistro sull'uscita disperata di Buffon. La Juve si difende compatta, e riparte sfruttando i piedi buoni di Camoranesi - che cresce alla distanza -, e Del Piero. Il capitano bianconero è prezioso in rifinitura e temibile quando mette di poco sul fondo una punizione tagliata da 30 metri. La gara si mantiene piacevole, e soprattutto ricca di carica agonistica (troppa quella di Felipe espulso per un fallaccio) e tensione. Di voglia matta. Di vincere. Come quella di Gilardino, che al 44', quando la serranda della gara stava già calando giù, con i colori bianconeri, si esibisce in una girata che coniuga tecnica, tempismo e astuzia. Mellberg rimane di sasso, Buffon non ci può arrivare. Nel recupero la Juve prova a riprendersi quello che crede di meritare: i tre punti. Ma Frey è bravo su Amauri, e Del Piero calibra appena a lato un'altra punizione. Finisce 1-1.
Il brasiliano dà spettacolo, ma i rossoblù non si fanno incantare e battono il Milan 2-1. Nel primo tempo, al gol di Di Vaio replica Ambrosini. Nella ripresa, dopo i numeri dell'ex Barça, arriva la perla di Valiani
MILANO, 31 agosto 2008 - Il Bologna sbanca San Siro e rovina la festa ai tifosi del Milan accorsi in migliaia per vedere all'opera Ronaldinho. Il fuoriclasse spadroneggia, ma i rossoblu vincono 2-1, in un certo senso meritatamente, evidenziando un cinismo invidiabile: quattro occasioni, due gol. Marco Di Vaio apre le danze, Ambrosini pareggia, ma poi ci pensa Valiani a costringere alla resa i rossoneri.
TALENTI E OPERAI - Non l'avrebbe mai immaginata una partenza così Carlo Ancelotti che schiera il doppio trequartista, con molto senso brasiliano del calcio. Vale a dire Seedorf e Ronaldinho alle spalle di Inzaghi. La classe e l'improvvisazione collegate all'istinto del gol. In questo Milan che deve fare a meno di sua maestà Kakà, di Nesta, Gattuso, Borriello e Senderos, ci si aggrappa all'estro, mentre Arrigoni bada al sodo con un modulo variabile: 4-2-3-1 in fase offensiva, 4-5-1 in quella difensiva.
DI VAIO SUPER - Manovra avvolgente quella del Bologna che mostra di avere poco rispetto dei nomi roboanti. I rossoblù chiudono bene, complice anche la scarsa mobilità del Milan che insiste troppo centralmente senza sfruttare le fasce. I guizzi di Ronaldinho non bastano. Lui vuole dimostrare al mondo di essere ancora il funambolo di Barcellona. Ma sono solo striminziti esempi della sua immensa classe. Gioca meglio il Bologna che costruisce il suo gioco con sapienza e giocate elementari ma efficaci. E approfittando dei muscoli arruginiti dei rossoneri passa meritatamente al 18'. Scambio strepitoso quello fra Adailton, Zenoni, Amoroso e Di Vaio, con diagonale dell'attaccante che si infila alla destra di Abbiati.
AMBRO NON PERDONA - La mazzata sveglia il Milan che, con molto ritardo, libera le catene a Zambrotta. Il difensore dispensa palle, gran cross per Ronaldinho che spreca di testa, e ci prova dal limite, ma alzando troppo la mira. Intanto Dinho carbura, alza il ritmo e gioca per gli altri. Magnifico il tocco per Inzaghi che, come ad Atene nella finale di Champions, supera il portiere, ma troppo defilato spreca a lato. Il Milan c'è e vista la difficoltà a sfondare centralmente tenta la conclusione dalla distanza. Prima con Zambrotta, poi con Flamini. Ma Antonioli fa il miracolo sul francese. Chapeau. Insomma il gol è nell'aria e dopo il possibile 2-0 fallito da Di Vaio nell'ennesima fuga in velocità, Ronaldinho estrae dal cilindro l'assist perfetto per Ambrosini che di testa batte Antonioli.
ECCO DINHO - Inizia la ripresa e tocca al figliol prodigo Andriy Shevchenko. Esce Jankulovski e Ancelotti cambia tutto. Sposta Zambrotta a sinistra, scala Flamini a destra e lancia con spregiudicatezza un attacco al fulmicotone. Con Seedorf leggermente arretrato rispetto al primo tempo, si esalta Ronaldinho. Il brasiliano fa numeri icredibili. Un pericolo pubblico per i rossoblù che non riescono a contenerlo. Dribbling negli spazi stretti, palle per tutti. Soprattutto quella a Sheva che a tu per tu con Antonioli si fa respingere all'11' il più facile dei gol. Ma il Bologna non si arrende, applicando al meglio la filosofia di Arrigoni che toglie Adailton e Amoroso per Mudingayi e Marazzina. In contropiede fa sempre venire i brividi, come quando Di Vaio al 21' sfiora la traversa dal limite. Il tempo passa e Ancelotti rinfresca l'attacco: Inzaghi lascia il posto a Pato.
MA SPUNTA VALIANI - Ma, come si diceva, il Bologna è vivo e con cinismo sa sfruttare al meglio tutte le occasioni. Evidentemente ispirato da Ronaldinho, Valiani al 34' con un potente destro mette la palla nel sette. Spompato e poco lucido, il Milan si getta in attacco. Troppo poco per i rossoblù che spavaldi controllano con sicurezza. Inutile anche l'innesto di Emerson per Ambrosini, anche perché in campo tra i rossoneri regnano confusione e insufficiente determinazione. La vittoria per gli emiliani appare così più che meritata. Utile per far capire ad Ancelotti che oltre al talento (Arrigoni dixit) occorrono anche gli operai.
Incredibile coincidenza con la scorsa gara di Brno: l'australiano, in testa con tre secondi sul pesarese, cade da solo. Vale vince solitario su Lorenzo, Elias ed eguaglia Agostini: 68 vittorie nella classe regina
MISANO ADRIATICO (Rimini), 31 agosto 2008 - Manca solo il verdetto aritmetico ma Valentino Rossi è praticamente tornato sul trono della MotoGP 2008. La terza vittoria consecutiva conquistata oggi a Misano è il colpo del definitivo k.o. in faccia a tutti i rivali. In particolare a Casey Stoner, purtroppo uscito di scena esattamente come due settimane fa a Brno, caduto da solo dopo otto giri quando era al comando con tre secondi di vantaggio su Vale.
GENEROSI - Sul podio romagnolo è tornato Jorge Lorenzo davanti ad Elias. Si è rivisto anche Daniel Pedrosa, quarto, ma anche lui come Lorenzo è stato subito staccato da Valentino. Entrambi generosi ma ancora convalescenti dopo i loro infortuni. Settimo, ottavo e nono posto per Capirossi (Suzuki), Dovizioso (Honda) e Melandri (Ducati).
PASSETTINO - In fondo è questa l’immagine del 2008, Rossi sul gradino più alto del podio imprendibile per tutti i rivali che a rotazione sono caduti e si sono fratturati nel tentativo di sfrecciargli davanti. Lorenzo e Pedrosa si sono eliminati a metà stagione, Stoner si è fatto da parte in queste ultime due settimane con due cadute praticamente uguali che sanno di chiusura anticipata dei giochi. Con 75 punti di vantaggio a cinque gare dalla fine il titolo è un passettino.
FESTA - E dire che per Stoner la gara si era messa bene. Partito in testa ha pure trovato in Pedrosa un alleato involontario a fare tappo su Rossi. Ha preso 4 secondi sul rivale e poi il pesarese ha saltato lo spagnolo per farsi sotto. Casey, evidentemente non al meglio con la frattura allo scafoide, ha risposto bene agli attacchi di Valentino ma all’ottavo giro è andato giù. Fine della storia. Rossi ha gestito il comando fino al traguardo per la festa che ormai è solo un anticipo su quella più grande che deve solo decidere dove celebrare. Intanto Giacomo Agostini è stato eguagliato, 68 vittorie nella classe regina.
Nella prima partita della nuova stagione doppietta e grandi giocate del fantasista in un primo tempo coi rosanero in grandi difficoltà. Nella ripresa gli uomini di Colantuono provano a reagire con l'innesto e il gol di Bresciano, ma Inler ristabilisce subito le distanze
UDINE, 30 agosto 2008 - In attesa dei bianconeri che esordiranno domani sera, ecco altri bianconeri che, al calcio di inizio del campionato di serie A, dicono subito a chiare lettere che ci sono anche loro. Sono quelli di Pasquale Marino, che dominano il Palermo con una squadra bene impostata su colonne come Pepe, D'Agostino e Quagliarella, e che soprattutto si avvale di un Di Natale in stato di grazia.
ORDINE ESEGUITO - Sembra un ordine, quello dato da Marino: segnare presto, stanare il Palermo. Puntualissimi, i bianconeri attaccano subito con un forcing martellante, quasi fossero partiti già sotto di un gol. Il risultato si vede ben presto, quando lo decide Di Natale: è lui, all'8', a convergere verso ilcentro da sinistra con un paio di dribbling e indovinare il diagonale angolatissimo che batte Amelia. A quel punto i piani del guardingo Palermo sono subito sconvolti. I rosanero devono fare gioco, ma a Udine non è facile, e poi qualcosa da sistemare c'è: certo, Liverani prova a mettere ordine, ma davanti la classe e la creatività di Miccoli stentano a trovare sponda nel pressapochismo di Stankovic e Cavani. Così i bianconeri hanno ampi spazi per il contropiede, fino a quando si apre il sipario per la deliziosa scena del raddoppio: lancio di D'Agostino dal cerchio di centrocampo, aggancio di Di Natale e delizioso pallonetto che mette fuori causa difensore e portiere. Il resto, fino a fine tempo, segue ancora lo stesso copione.
LA RIPRESA - Si riparte con il tecnico rosanero Colantuono che prova a pompare fantasia inserendo Bresciano. E in effetti il Palermo si affaccia più spesso nell'area avversaria, dove però Cavani continua con gli sprechi (clamoroso quello da pochi passi su bella azione a sinistra di Balzaretti). E' Miccoli a creare i pochi pericoli per la porta friulana, mentre dall'altra parte oltre a Di Natale ci sono i vari Pepe, D'Agostino e Quagliarella a imperversare. Eppure, proprio quando i bianconeri sembrano avere in mano la partita si rivela azzeccato l'inserimento di Bresciano, che approfittando di un pasticcio difensivo avversario accorcia le distanze. Ma gli uomini di Marino fanno capire subito che non è cosa: un minuto dopo Quagliarella costringe Amelia alla prodezza per deviare in corner; due minuti dopo, proprio su quell'angolo, Inler di testa mette fine alla ricreazione rosanero. E la partita si protrae fino alla fine con lo stesso canovaccio: generosi ma sterili tentativi del Palermo da una parte e dall'altra veloci contropiede dell'Udinese, che diventano sempre godibilissimi quando c'è lo zampino di Totò. A voler fare le pulci, Marino deve mettere a punto ancora qualcosa in difesa: ma è ben poco in confronto al lavoro che attende Colantuono.
GENOVA, 30 agosto 2008 - Aveva detto che un pareggio non sarebbe stato un dramma. E pareggio è stato. Inizia così l'avventura di José Mourinho in serie A, frenato dalla Sampdoria e da Delvecchio, protagonista del gol del pareggio al 23' del secondo tempo dopo l'iniziale 1-0 di Ibrahimovc (33'). Gara tirata, soprattutto nell'ultima parte, con un grande Palombo e tanti errori in fase di conclusione per Cassano. Finisce 1-1, come nell'ultimo confronto a Marassi.
SOLIDA - L'Inter è la stessa di sei giorni fa, ma rispetto alla Supercoppa c'è meno incisività sulle fasce e meno pressione sugli avversari. Figo non trova grossi spazi, mentre Mancini è pericoloso solo quando si accentra, come in occasione del gol di Ibrahimovic. Il merito è ovviamente della Sampdoria, solida ai lati con Stankevicius e Pieri e attenta dietro, seppur troppo timida in fase di costruzione.
EQUILIBRIO - Ci sono 33 minuti e poche emozioni tra il fischio d'inizio e il diagonale vincente di Ibrahimovic. Un episodio probabilmente macchiato da uno stop tra braccio sinistro e petto contestato dai blucerchiati, che in una gara bloccata ha un peso specifico ancora più determinante. E' Mazzarri che deve modificare il suo schieramento ma il fatto che Rosetti all'intervallo debba richiamare Mourinho e i suoi ad accelerare l'ingresso, lascia pensare che anche lo "Special One" abbia parlato a lungo di quel che non ha funzionato nel primo tempo.
RITMO - Di nuovo nella ripresa c'è il grado d'intensità che la Samp riesce a imprimere sulla partita. Palombo recupera un pallone dopo l'altro e l'Inter arretra qualche metro oltre il lecito spostando la contesa sul piano dell'agonismo, che ovviamente non la favorisce. Materazzi, fermo dal 29 luglio, salva su un traversone basso di Cassano indirizzato a Delvecchio, poi Zanetti rischia il rigore per un "mani" non rilevato da Rosetti e alla fine arriva l'1-1, sostanzialmente meritato oltre che rocambolesco, grazie a un tocco di Delvecchio a mezzo metro dalla linea di porta.
SUPER SAMP - Gli ultimi 20 minuti aprono un'altra partita. Mourinho, che aveva già tolto Mancini per Balotelli prima dell'1-1, aumenta la potenza offensiva con Crespo e Jimenez. Ma è dietro che le cose non vanno, e solo l'imprecisione di Cassano, lanciato davanti a Julio Cesar, salva i nerazzurri da una fine peggiore. A differenza di quanto accaduto contro la Roma, Balotelli non garantisce il cambio di ritmo all'Inter. Anzi, Mario fa arrabbiare Ibrahimovic per un paio di appoggi sbagliati e allora lo svedese deve cavarsela da solo (da applausi il cross per Jimenez incocciato dal cileno senza precisione). In definitiva, mettendoci anche un presunto mani in area blucerchiata invocato dagli interisti, il pareggio della Sampdoria è più che meritato. E quella maratona invocata dal portoghese sabato scorso, si annuncia lunghissima.
PARMA, 29 agosto - Il calcio italiano affida il via a Parma e Rimini che, su un campo ai limiti della praticabilità, regalano una bella partita a chi era in astinenza di vero pallone. È finita in parità, 1-1 dopo i gol di Lucarelli su rigore al 32' e il pareggio di Basha al 42'. Tutto nel primo tempo ma anche il secondo ha regalato note interessanti. Ad esempio l'esordio di Paloschi che, nonostante un paio d'occasioni sotto porta non concretizzate, ha bene impressionato.
CAGNI - L'allenatore del Parma è apparentemente soddisfatto per il primo pareggio della stagione: «Per la prima partita va bene. Nel secondo tempo potevamo concretizzare qualcosa di più e forse meritavamo di vincere. Sono doppiamente soddisfatto perchè in campo i ragazzi hanno mostrato cose interessanti. Paloschi? È più veloce di Kutuzov in questo momento -ha detto a Sky- ma nel complesso la squadra ha fatto bene. Agliardi è stato il migliore in campo».
PALOSCHI - Il nuovo attaccante degli emiliani soddisfatto a metà: «È andata male davanti alla porta anche se poi l'assistente avrebbe poi annullato. I tifosi mi hanno acclamato è questo per me è molto importante. Questa è una grande piazza e voglio fare una grande esperienza ritornando in serie A»
IL TABELLINO
Parma (4-4-2): Pavarini, Troest (26' st Zenoni), Paci, A. Lucarelli, Castellini, Reginaldo, Budel, Morrone (13' st Mariga), Leon, C. Lucarelli, Kutuzov (1' st Paloschi). (22 Gasparri, 14 Galli, 8 Matteini, 35 Paponi). All.: Cagni. Rimini (4-2-3-1): Agliardi, Vitiello, Milone (32' st Catacchini), Sottil (24' st Rinaldi), Regonesi, Lunardini, Basha, Cardinale, Mancosu, Ricchiuti, Docente (17' st Vantaggiato). (1 Pugliesi, 22 Paraschiv, 27 Pagano, 83 La Camera) All.:Selighini.
Arbitro: Tagliavento di Terni Reti: nel pt 32' C. Lucarelli su rigore, 42' Basha Angoli: 10-4 per il Parma. Recupero: 0' e 5'. Ammoniti: Morrone, Budel, Vitiello e Paci per gioco scorretto, Ricchiuti per proteste Spettatori: 10.555, di cui 8.155 abbonati, per un incasso di 98.178 euro
ROMA (29 agosto) - «Sono un ragazzo normale che fa cose normali. Vincere qualcosa è il sogno di tutti i giocatori, ma bisogna lavorare e allenarsi molto per migliorare». Questo è Jeremy Menez. Il francese ha messo da parte tutti i suoi dribbling e si è presentato così nella sua prima conferenza stampa con la maglia della Roma. Un ragazzo umile e con tanta voglia di fare. «Sono venuto a Roma per lavorare con una grande squadra, con dei grandi giocatori - ha commentato Menez - Spero di vincere e giocare bene anche per poter giocare nella nazionale francese. La scelta da giovanissimo di giocare nel Monaco non mi ha portato alla ribalta, come sarebbe successo se avessi scelto squadre di rilievo internazionale».
A 21 anni, l'ex trequartista del Monaco ha scelto la squadra di Spalletti come trampolino di lancio. Senza farsi spaventare dalla dichiarazioni del connazionale ed ex giallorosso Giuly, tornato in patria denunciando gli allenamenti troppo duri di Trigoria. «Il calcio è soprattutto impegno - ha continuato - non mi spaventa il fatto di allenarmi troppo. Solo così si può migliorare. Non sono per niente spaventato». Anche perché i problemi di pubalgia sembrano ormai superati dopo l'operazione di giugno. «Ho avuto in passato dei problemi di pubalgia, ma ora va tutto abbastanza bene. Mi sono operato a giugno e ho superato bene il periodo seguente. Mi sono già allenato con il Monaco e ho anche già giocato. È un problema superato».
Poi un commento sul sorteggio di Champions, che vede i giallorossi nel gruppo A insieme al Chelsea, al Bordeaux e ai romeni del Cluj. «Abbiamo tutte le qualità per poter arrivare fino alla fine- ha dichiarato il francese- In Champions ci sono tutte squadre forti e potremo arrivare fino in fondo solo con molto lavoro e dedizione. Ma soprattutto sarebbe bello giocare la finale a Roma». In Champions, poi, c'è sempre il Manchester United. «Mi avevano cercato anche altre squadre - ha rivelato Menez - però quella che mi ha voluto di più è stata la Roma e non ho avuto dubbi. Tra le altre interessate c'era anche il Manchester United. La svolta c'è stata dopo l'amichevole tra Roma e Monaco. È stato allora che i dirigenti giallorossi hanno espresso un desiderio molto forte per me. Non ho avuto esitazione».
Merito anche di Mexes. «Sicuramente avrò più facilità a legare con lui per via della lingua. Mi ha parlato molto della Roma e di Totti. Il capitano lo incontrerò oggi per la prima volta. Non penso di avere problemi di inserimento- ha proseguito Menez- La Roma è la squadra che gioca il miglior calcio in Italia. Anche io potrò solo migliorare». Intanto domenica ore 15 c'è la prima di campionato contro il Napoli all'Olimpico. «Spero di poter giocare subito - ha detto ancora - Con il Monaco ho già giocato, ma sarà l'allenatore a decidere».
La sua nuova maglia poi è già pronta, con il numero 24 che fu di Marco Delvecchio. «Come Delvecchio spero di segnare tanti gol nei derby, ma soprattutto vorrei segnare tanto anche nelle altre partite». Nessun paragone, quindi, neanche con altri grandi campioni che gli sono stati affiancati. «Zidane è Zidane e Cassano è Cassano - ha tagliato corto Menez - Non voglio fare paragoni. Entrambi hanno un loro modo di giocare. Io sono venuto a Roma per dimostrare quello che so fare. Non mi piace darmi delle definizioni e non ho un ruolo in cui preferisco giocare. Compete all'allenatore decidere come utilizzarmi. Sono stato scelto dalla Roma per le mie capacità tecniche e per la mia predilezione ad attaccare».
Per la prima volta nella storia, una squadra russa conquista la Supercoppa Europea: gli avversari della Juve nel girone di Champions battono meritatamente il Manchester Utd per 2-1. Di Pogrebnyak, Danny e Vidic le reti del match
MONTECARLO, 29 agosto 2008 - E' lo Zenit San Pietroburgo la prima squadra russa ad alzare la Supercoppa Europea. Allo stadio Luis II di Montecarlo, i vincitori dell'ultima coppa Uefa superano i campioni d'Europa del Manchester Utd per 2-1. Un risultato ampiamente meritato dalla formazione di Advocaat, che solo nel finale soffre la reazione degli inglesi. Nove anni dopo la sconfitta con la Lazio, la Supercoppa è di nuovo amara per sir Alex Ferguson: il tecnico scozzese, almeno per ora, non passerà alla storia per essere il primo allenatore a vincere questo trofeo per tre volte.
REALTA' EUROPEA - Claudio Ranieri e la sua Juventus non avevano certo bisogno di questa serata per scoprire la pericolosità dello Zenit: già nella scorsa stagione, il cammino in coppa Uefa della squadra di Advocaat aveva impressionato. Ricordate tutti come finì a maggio: Bayern umiliato in semifinale, Rangers surclassati in finale. E non tragga in inganno la deludente posizione in classifica in campionato (dopo 19 giornate, lo Zenit è attualmente 6° a -11 dalla capolista Rubin Kazan): è dovuta a qualche problema di gestione dello spogliatoio, come nel caso di Arshavin, e al fatto che il calcio russo offre ormai almeno una decina di squadre competitive. Ed è ovvio che la nazionale di Hiddink, come ha dimostrato all'Europeo, tenga il passo delle grandi.
PERICOLI DALLE FASCE - Sarà perché manca Cristiano Ronaldo, sarà perché in Premier League siamo solo prossimi alla terza giornata, sarà perché Advocaat predica un calcio veloce e aggressivo: fatto sta che il Manchester Utd del primo tempo è un mezzo disastro. Rooney, non in perfette condizioni, è lento e spreca l'unica palla buona, costruita da un Tevez che, invece, si fa apprezzare per corsa e idee. Nani fa solo confusione, mentre Fletcher, Anderson e Scholes faticano a tenere i ritmi di Denisov, Tymoschuk e Zyrianov a centrocampo. E se Ferdinand e Vidic non mettessero ogni volta una pezza, gli scatenati Danny, Dominguez e Pogrebnyak farebbero festa nell'area inglese. Un chiaro punto di forza di questo Zenit è la fascia destra, perché Anyukov (ricordate le sue volate a Euro 2008?) crea costantemente la superiorità numerica e sforna un cross dietro l'altro. Evra non ci capisce nulla e solo un po' meglio di lui, sul lato opposto, fa il rientrante Gary Neville.
LA RIVINCITA DI PAVEL - Proprio mentre lo United pregusta già il quarto d'ora d'intervallo per riordinare le idee, viene colpito: Dominguez calcia dalla bandierina, Denisov va sul primo palo per la sponda aerea che Pogrebnyak schiaccia in rete di testa. E' l'1-0 ed è bello che il gol lo segni proprio Pavel Pogrebnyak, costretto a saltare prima la finale di coppa Uefa (sciocco cartellino giallo rimediato a semifinale già vinta) e poi l'Europeo, stavolta per infortunio. Al rientro dagli spogliatoi, in campo per lo Zenit c'è anche Arshavin, che Advocaat "punisce" spesso e volentieri con buone dosi di panchina e tribuna, vista la volontà del giocatore di lasciare il club.
DANNY E VIDIC - Per il raddoppio è solo questione di minuti. Arshavin semina il panico fino al 15', quando il palcoscenico se lo prende Danny: il portoghese, appena acquistato dalla Dinamo Mosca, giustifica con una splendida azione personale i 30 milioni spesi per portarlo a San Pietroburgo e segna il 2-0, facendosi beffe di Ferdinand. Sembra finita, ma il cuore dei campioni d'Europa non va sottovalutato. Tevez suona la carica, l'ingresso di Park e O'Shea cambia la gara e poco prima della mezz'ora arriva l'1-2: cross di Rooney, Tevez appoggia per Vidic che indovina l'angolo giusto. C'è tempo per l'assalto finale dei Red Devils, che ci provano con tutto quello che hanno. Fin troppo: Scholes segna di mano al 90' e si prende la seconda ammonizione. Un finale ancora più triste per lo United: la festa, a Montecarlo, stasera è tutta russa.
NOTE: spettatori 20mila circa. Espulso Scholes al 45' s.t. per doppia ammonizione. Ammoniti Anderson e Tevez per gioco scorretto. Recupero: 1' p.t., 4' s.t.
Il numero uno del tabellone Rafael Nadal supera senza difficolta' il secondo turno degli Us Open. Lo spagnolo ha eliminato in tre set per 6-1 6-2 6-4 lo statunitense Ryler de Heart. Sulla strada di Nadal ora ci sara' il serbo Viktor Troicki. Tra gli azzurri note positive per Flavio Cipolla. Dopo essere stato ripescato come 'lucky loser', il romano e' riuscito a superare il cinese di Taipei Lu per 3-1 (6-1, 4-6, 7-6, 6-4). Ora, pero', l'azzurro dovra' afforontare lo svizzero Wawrinca e non sara' certo una passeggiata.
I risultati del secondo turno:
Nadal (Spa, 1) b. De Haert (Usa) 6-1, 6-2, 6-4 Blake (Usa, 9) b. Darcis (Bel) 4-6, 6-3, 1-0 rit. Fish (Usa) b. Mathieu (Fra, 24) 6-2, 3-6, 6-3, 6-4 Monfils (Fra, 32) b. Korolev (Rus) 6-2, 6-3, 3-6, 6-4 Querrey (Usa) b. Devilder (Fra) 7-6 (8-6), 6-4, 4-6, 6-3 Murray (Gbr, 6) b. Llodra (Fra) 6-4, 1-6, 7-5, 7-6 (9-7) Karlovic (Cro, 14) b. Serra (Fra) 7-6 (7-5), 6-4, 6-2 Simon (Fra, 16) b. Acasuso (Arg) 6-4, 6-1, 6-4 Ferrer (Spa, 4) b. Beck (Ger) 4-6, 7-5, 6-3, 7-6 (7-5) Nalbandian (Arg, 7) b. Golubev (Kaz) 6-2, 6-4, 6-2 del Potro (Arg, 17) b. Bellucci (Bra) 4-6, 6-1, 7-5, 6-3 Troicki (Ser) b. Kohlschreiber (Ger, 25) 2-6, 6-3, 6-4, 3-0 rit. Melzer (Aut) b. Vanek (Cec) 6-0, 6-2, 6-2 Nishikori (Jap) b. Karanusic (Cro) 6-1, 7-5 rit. Wawrinka (Svi, 10) b. Odesnik (Usa) 6-4, 7-6 (8-6), 6-2 Cipolla (Ita) b. Lu (Tpe) 6-1, 4-6, 7-6, 6-4
Una formalità per gli azzurri il ritorno del preliminare contro gli albanesi del Vllaznia: finisce 5-0 con le reti di Rinaudo (doppietta), Pià, Lavezzi e Hamsik. Prova più che confortante degli uomini di Reja
NAPOLI, 28 agosto 2008 - E' bello ritornare in Europa giocando di fatto un allenamento. Perché questa è stata la partita del Napoli contro il Vllaznia: il ritorno del preliminare di Coppa Uefa, sì, ma allo stesso tempo un allenamento davanti al proprio pubblico. Finito 5-0, peraltro. E poteva essere ben più rotondo, come risultato. Poco male. Quello che contava era entrare in Europa, in Coppa Uefa. Missione compiuta, dopo 14 anni.
BOMBER RINAUDO - Personaggio da copertina un po' a sorpresa della serata del San Paolo è stato Leandro Rinaudo. Lo stopper del Napoli, infatti, ha segnato una doppietta. Il primo e il terzo gol, per la precisione: due reti simili, sugli sviluppi di altrettanti calci piazzati. Un paio di piattoni da dentro l'area, da centravanti quale lui, in realtà, non è.
ZALAYETA - Reja si aspettava il gol di Zalayeta, tornato titolare dopo il grave infortunio dello scorso inverno. Il Panteròn si è dannato l'anima, in coppia con Pià. Ma la lucidità sotto porta, quella, purtroppo per lui è mancata. Meglio è andata al compagno di reparto, che ha segnato il 2-0, facile facile, a inizio ripresa.
L'ORO DEL POCHO - Una ripresa che ha avuto impresso il marchio di fabbrica di Lavezzi. Quando il Pocho è entrato, a 20' dalla fine, ha subito vestito i panni del protagonista. Il suo 4-0, in contropiede è stato l'apoteosi: certo, rivedibile la difesa del Vllaznia, con il fuorigioco tentato a metà campo, manco fosse il Milan di Sacchi. Pratica poi seppellita con il quinto gol, di Marek Hamsik, l'altro big entrato nel secondo tempo. Bravo Denis a regalargli la soddisfazione a porta vuota. Trionfo completo, Napoli in Uefa.
MARCATORI: Rinaudo al 41'pt, Pià al 7'st, Rinaudo all'8'st, Lavezzi al 34'st, Hamsik al 42' st
NAPOLI (3-5-2): Gianello; Santacroce, Cannavaro, Rinaudo; Montervino, Pazienza, Gargano, Dalla Bona (dal 17' st Hamsik), Grava; Zalayeta (dal 31' st Denis), Pià (dal 23' st Lavezzi). (A disp.: Iezzo, Bruno, Blasi, Maggio). All.: Reja.
VLLAZNIA (4-4-2): Grimaj; Beqiri, Smajlaj, Bashiq, Lici; Osja, Belisha (dal 40' st Hoti), Doci, Bohadu (dal 39' st Kaci); Sinani, Nallbani. (A disp.: Ndoja, Rrabostha, Shtubina, Mohammed, Balaj). All.: Canaj.
ARBITRO: Aydinus (Tur).
AMMONITO: Lavezzi (N).
NOTE: spettatori circa 30mila, terreno in buone condizioni. Angoli: 8-8. Recupero: 1', 2'.
Reds passano in Champions League solo ai supplementari contro lo Standard Liegi, decisivo un guizzo dell'olandese al 117'. Supera i preliminari anche l'Atletico Madrid, che travolge lo Schalke con un super Aguero. Avanzano anche Arsenal e Fenerbahce
Ha sofferto più del previsto e a un certo punto ha anche rischiato di uscire il Liverpool prima di qualificarsi in Champions League. Lo Standard Liegi, così come all'andata, è riuscito a imbrigliare i Reds anche ad Anfield Road e ci è voluto un guizzo di Dirk Kuyt, a tre minuti dai calci di rigore, per evitare l'incubo dell'eliminazione. I belgi, che già avevano messo paura alla formazione di Benitez all'andata fallendo un rigore, hanno disputato un ottimo match anche in Inghilterra chiudendo ogni varco in difesa e annullando di fatto un impalpabile Fernando Torres. La situazione non si sblocca e si va ai supplementari, dove il difensore nigeriano Onyewu fa tremare Anfield sfiorando l'incrocio al 115' con un colpo di testa a centro area. Quando i rigori sembrano dietro l'angolo, il Liverpool trova la tanto sospirata qualificazione con la combinazione tutta olandese tra Babel e Kuyt, che mette in rete da sottomisura e scaccia tutti i fantasmui.
E' stata una formalità la qualificazione per l'altra inglese in lizza, l'Arsenal, che aveva già ipotecato il passaggio vincendo 2-0 in Olanda col Twente. All'Emirates Stadium i Gunners dimenticano in fretta la scoppola in Premier League coi cugini del Fulham e hanno passeggiano 4-0 con le reti di Nasri dopo 7 minuti e, nella ripresa, di Gallas, Walcott e Bendtner.
La Fiorentina accede ai gironi del massimo torneo europeo forte dei due gol dell'andata e di una bella prestazione, macchiata solo dagli sprechi nel primo tempo, quando è andata a un passo dal gol con Gilardino, Santana e Felipe. Per il resto grande autorevolezza, e perle di Jovetic nel finale
PRAGA (Rep.Ceca), 27 agosto 2008 - Missione compiuta al 99 per cento. Il tecnico della Fiorentina Cesare Prandelli voleva la qualificazione alla fase a gironi della Champions, ed è puntualmente arrivata con lo 0-0 sul campo dello Slavia Praga nel ritorno del terzo turno preliminare. Ma voleva anche la ciliegina, il gol, la vittoria: è quello che è mancato, ed è un (piccolo) peccato viste le occasioni sprecate.
BIGLIETTO DA VISITA - Sono i viola a far visita agli avversari e dunque un biglietto da visita presentano, come si conviene: giocano palla, la fanno circolare e fanno capire subito che la circolazione va verso la porta avversaria. E pazienza se, dopo svariati minuti, anche i cechi iniziano a venir fuori: il messaggio è chiaro, per loro scoprirsi è pericoloso. E guai a dimenticarlo, perché altrimenti sono occasioni che fioccano per i viola che, ahimé, si rivelano anche troppo indulgenti. Succede poco prima del 20', quando Gilardino detta il corridoio giusto e riceve palla ma tarda un attimo di troppo sul tiro, concedendo al difensore la deviazione in corner. Succede subito dopo, sulla battuta del calcio d'angolo, quando è Santana ad avere una palla d'oro a pochi passi dalla porta, ma ancora una volta la lavorazione del tiro è leggermente lunga, e consente al portiere Vanjak di piazzarsi per la prodezza. E succede poco dopo la mezzora, quando Felipe costringe prima il portiere ceco alla deviazione sulla traversa e poi grazia gli avversari tirando loro addosso sulla respinta. Così la squadra di Prandelli va al riposo recriminando per non aver messo già in cassaforte la qualificazione.
LA RIPRESA - Lo Slavia riparte sostituendo due uomini. E' soprattutto sulla fascia sinistra che cambia qualcosa, visto che ogni incursione del nuovo entrato Svento crea pericoli. D'altra parte a ogni contropiede viola si ha la sensazione che con un po' più di concentrazione potrebbe arrivare il gol che sistema tutto. E' una fase in cui si esaltano le doti nel gioco aereo difensivo soprattutto di Felipe, ma si vede anche qualche evitabile concessione ai cechi. Così Prandelli mette benzina inserendo Donadel, che inevitabilmente diventa un altro mattone nel muro viola, peraltro sempre efficace. Ma il tecnico non si accontenta, vuole di più e lo chiede alla classe di Jovetic. Il ragazzo non si tira indietro e appena può regala prima un'occasione su deliziosa azione personale, poi un assist per Vargas che per poco non vale un gol. Così nella seconda metà della ripresa i cechi, che hanno sempre stentato a leggere la partita, capiscono perlomeno che non ci sono possibilità e la gara si trascina fiono alla festa viola.
Nessun problema al debutto agli Us Open per Roger Federer che ha sconfitto nettamente in 3 set l'argentino Maximo Gonzalez per 6-3 6-0 6-3
Roger Federer debutta bene agli Us Open. Il quattro volte campione del torneo difende il suo titolo con il successo al primo turno sul poco conosciuto tennista argentino Maximo Gonzalez. Un vittoria che si confeziona in tre set con il punteggio finale di 6-3, 6-0, 6-3.
L'ex numero 1 del ranking mondiale, da poco spodestato da Rafa Nadal, chiude il primo set in 25 minuti dopo aver strappato il servizio l'avversario all'ottavo game. Nel terzo set il numero 118 del ranking mondiale tiene il suo turno di servizio fino al 3-2 facendo pensare ad un set più combattuto ma poi Federer chiude i conti in 82 minuti senza troppe complicazioni.
Federer è felice per aver reagito bene anche nell'unico momento di leggera difficoltà del match: "Pensavo che l'altro ragazzo avrebbe giocato bene per la pressione che aveva intorno. Non sono stato tanto fortunato nel terzo set quando lui è passato in vantaggio. Però credo di avere servito molto bene e di essermi mosso bene per essere al primo turno e questo è positivo per un inizio".
ROMA, 27 agosto 2008 - Lo scherzo del destino è che domani, in ogni caso, la Roma a Montecarlo dovrà andarci lo stesso. C'è il sorteggio di Champions League che incombe, ma chissà che questa non sia l'occasione giusta per portare a casa uno dei migliori talenti francesi della generazione dei Nasri, dei Ben Arfa. Stiamo parlando di Jeremy Menez, esterno (e all'occorrenza trequartista) del Monaco, che da ieri notte la società giallorossa sembra avere praticamente in pugno.
L'ACCORDO - Proprio nel corso della giornata di ieri, apparentemente sonnolenta, la Roma ha rotto gli indugi e, dopo aver trovato l'accordo col giocatore, ha praticamente trovato l'accordo col club francese. Questione di dettagli, sussurrano dalla Costa Azzurra, visto che la società della famiglia Sensi ha intenzione di investire su Menez una cifra tra i 12-13 milioni di euro, più bonus per eventuali prossime qualificazioni in Champions League. Logico che la quotazione in Borsa della società giallorossa impedisca il propagarsi di indiscrezioni, ma l'accordo dovrebbe essere pronto e non è escluso che oggi possa arrivare l'ufficializzazione. In ogni caso Migliaccio, procuratore del francese, da giorni ripeteva lo stesso ritornello: "Jeremy sarebbe felice di trasferirsi in un club prestigioso come la Roma".
MATRIMONIO PERFETTO - Tanto più che proprio la squadra di Spalletti aveva giocato il 2 agosto scorso nel Principato e Menez aveva ben figurato. Ma il Monaco sembrava non scendere sotto i 15 milioni fino a ieri. La volontà del giocatore - operato l'anno scorso per una pubalgia - sembra sia stata decisiva e di lui Spalletti pochi giorni fa ha detto: "E' un giocatore che ha buona corsa, buon dribbling e può ricoprire più ruoli". In ogni caso, qualora oggi sorgessero intoppi, resta sempre viva la pista Suazo.
IL PERSONAGGIO - L'hanno paragonato a Zidane, ma in realtà Jeremy Menez è la fotocopia di Titi Henry. Un jolly offensivo che ben si adatterebbe agli schemi di Spalletti per diventare l'erede di Mancini. Ragazzo timido e introverso nella quotidianità, un cannibale in area di rigore. Fin dall'esordio pirotecnico con la maglia francese del Sochaux. La tripletta al Bordeaux, in appena sette minuti, è entrata di diritto negli annali del calcio transalpino. Menez aveva appena 17 anni e una voglia matta di sfondare.
TALENTO IN ERBA - Si dice che Ferguson gli abbia messo gli occhi addosso da quando aveva appena 13 anni. Nonostante le lusinghe dei Red Devils nel 2006 si è trasferito al Monaco. L'ordine è stato impartito dal principe Alberto in persona, suo grande estimatore e per certi versi conterraneo. Menez è nato infatti a Longjumeau, cittadella di 20mila abitanti a nord di Parigi, della quale Ranieri si fregia del titolo di conte.
ALLEZ LES BLEUS - A Menez, oltre al trasferimento in un grande club d'Europa manca ancora la maglia della nazionale maggiore, ma è solo una questione di tempo. Nell'attesa ha lasciato il segno nei tornei giovanili, vincendo nel 2004 l'Europeo under 17 contro la Spagna di Fabregas. Il monegasco faceva coppia in attacco con Benzema, supportato da Nasri e Ben Harfa. Ovvero i quattro moschettieri del nuovo corso transalpino. Il suo contratto con il Monaco scade nel 2010, ma l'impressione è che in pochi giorni diventerà carta straccia.
I bianconeri pareggiano 1-1 a Bratislava contro l'Artmedia e accedono alla fase a gironi. I gol nel primo tempo: vantaggio slovacco con Fodrek, poi pari di testa di Amauri. Giovedì il sorteggio di coppa a Montecarlo
BRATISLAVA (Slovacchia), 26 agosto 2008 - La Juve è in Champions League. Quella vera: nella fase a gironi. Si qualifica con una sgambata comoda a Bratislava, contro l'Artmedia. Finita 1-1. Ma il 4-0 dell'andata non ammetteva timori e paure. Giovedì dopo il sorteggio di Montecarlo la Juve saprà quali saranno le tre avversarie del suo raggruppamento: sarebbe importante (dipenderà dai risultati delle gare di domani) affrontarlo in seconda, invece che in terza fascia. Ci sarà tempo per pensarci. Intanto la Juve, che pure stasera non ha certo strabiliato contro un avversario modesto, si gode le indicazioni positive che arrivano da Bratislava. NOTE LIETE - Anzitutto Amauri. L'attaccante ex Palermo ha segnato e impressionato ad ogni stacco aereo: di testa le ha prese tutte lui. Trezeguet resta probabilmente il centravanti titolare (il fatto che Ranieri lo abbia tenuto a riposo come Del Piero è indicativo in vista dell'esordio in campionato con la Fiorentina), ma il brasiliano si propone come un'alternativa di lusso. Poi Marchisio. Che ha mostrato qualità e personalità. La Juve potrebbe aver trovato in casa il rinforzo di centrocampo di cui tanto si è parlato in chiave mercato. Non è Aquilani, ma è giocatore solido, con buona visione di gioco e capacità di inserirsi. Poi nel finale si è visto pure Giovinco, lui sì giocatore di grande qualità. Pur un po' sacrificato sulla fascia sinistra, come vice Nedved, di cui prende il posto. AMAURI SCACCIAPENSIERI - Il primo tempo dura in pratica fino al 25'. Il minuto del pareggio della Juventus, firmato dal protagonista più atteso, Amauri. Che segna di testa, il pezzo forte del repertorio, sul cross ben calibrato da sinistra di Nedved. Rete che si gonfia, e brutti pensieri che si dissolvono. Perchè la Juve si era trovata sotto un po' a sorpresa per colpa di un capolavoro di Fodrek, a segno con una spettacolare sforbiciata su cross dalla destra. Rete fastidiosa. La Juve quando accelera crea il panico nella difesa slovacca, ma non ha fortuna con Nedved, Amauri (palo) e Iaquinta, che non concretizza il solito lancio sapiente di Camoranesi, l'unica fonte illuminata di gioco della mediana bianconera. Per il resto la Juve è solida con Marchisio e Poulsen cintura di centrocampo, ma di certo non spettacolare. Confortata dal 4-0 dell'andata, certo, ma che vuole evitare sconfitta e figuraccia contro una squadra modesta. E allora il gol di Amauri diventa lo scacciapensieri con cui la squadra di Ranieri va al riposo. RIPRESA SOTTORITMO - I giochi sono fatti. Si gioca per onorare l'impegno. E la Juve lo fa in maniera decorosa. Va vicina al 2-1 con Amauri e Nedved, ma non trova il vantaggio. Poi Buffon si esibisce in una parata da fenomeno che salva il risultato. C'è il tempo di vedere Sissoko, che con la Fiorentina, squalificato, non ci sarà, e soprattutto Giovinco, che regala qualche colpo di classe. Schegge di futuro. Riccardo Pratesi
(AGM-DS) - 26/08/2008 11.49.20 - (AGM-DS) - Milano, 26 agosto - Rafael Nadal accede al secondo turno degli Us Open superando con qualche patema il tedesco Bjorn Phau. Nell’ultimo Slam della stagione tennistica, il numero 136 della graduatoria Atp, gioca un gran match mettendo in difficolta` il maiorchino che si impone per 7-6 (7-4), 6-3, 7-6 (7-4), in quasi tre ore di gioco. Lo spagnolo cerchera` di diventare il quarto giocatore, oltre a Laver, Sampras e Federer, a vincere tre titoli di Slam consecutivi, dopo Roland Garros e Wimbledon di quest’anno. Al secondo turno Nadal si trovera` di fronte Ryler De Heart che ha battuto il belga Rochus 7-6, 5-7, 6-4, 3-6, 6-4.
Sul cemento di Flushing Meadows (7.950.000 dollari di montepremi) James Blake e` dovuto arrivare al quinto set per aver ragione di Donald Young, numero 102 del mondo, e superare il primo Avanza anche il britannico Andy Murray (n.6) che ha regolato in tre set l`argentino Sergio Roitman; tutto facile anche per David Ferrer (testa di serie numero 4) che supera l’altro argentino Martin Vassallo Arguello. Ok invece il connazionale Juan Martin Del Potro che in quattro set si aggiudica il derby con Guillermo Canas. Restando in Sudamerica, accede al secondo turno anche David Nalbandian, che supera il brasiliano Marcos Daniel. Oggi tocca ad Andreas Seppi, che affronta il coreano Hyung-Taik Lee, numero 101 della classifica mondiale. Potito Starace, in attesa di esordire in singolare, gioca in doppio al fianco dell`argentino Schwank.
I risultati del primo turno
G. Monfils (Fra, 32) b. P. Cuevas (Uru) 6-4, 6-4, 6-1 M. Berrer (Ger) b. J. Acasuso (Arg) 6-4, 6-2, 6-2 D. Ferrer (Spa, 4) b. M. Vassallo (Arg) 7-6, 6-2, 6-2 E. Korolev (Rus) b. R. Soderling (Sve) 7-6, 6-3, 7-6 R. Karanusic (Cro) b. R.Sweeting (Usa) 7-5, 7-5, 3-6, 6-2 G. Simon (Fra, 16) bat M. Granollers (Spa) 6-4, 6-3, 5-7, 6-2 D. Nalbandian (Arg, 7) b. M. Daniel (Bra) 6-1, 6-2, 6-4 K. Nishikori (Gia) b. J. Monaco (Arg, 29) 6-2, 6-2, 5-7, 6-2 S. Wawrinka (Svi, 10) b. S. Bolelli (Ita) 7-6, 6-3, 6-3 W. Odesnik (Usa) b. F. Fognini (Ita) 2-6, 6-0, 4-6, 6-3, 6-4 A. Murray (Gbr, 6) b. S. Roitman (Arg) 6-3, 6-4, 6-0 A.Golubev (Kaz) b. B. Evans (Usa) 6-4, 6-3, 6-2 A. Beck (Ger) b. J. Isner (Usa) 7-6, 6-4, 7-6 J. Vanek (Cze) b. S. Bohli (Svi) 3-6, 6-3, 6-2, 7-5 R. Nadal (Spa, 1) b. B. Phau (Ger) 7-6, 6-3, 7-6 V. Troicki (Ser) b. C. Ball (Aus) 7-6, 6-0, 6-1 P. Kohlschreiber (Ger, 25) b. L. Horna (Per) 6-2, 6-3, 6-2 M. Llodra (Fra) b. T. Gabashvili (Rus) 3-6, 7-5, 7-6, 7-6 R. De Heart (Usa) b. O. Rochus (Bel) 7-6, 5-7, 6-4, 3-6, 6-4 J. Melzer (Aut) b. F. Lopez (Spa, 27) 4-6, 7-6, 6-2, 2-6, 6-4 T. Bellucci (Bra) b. O. Hernandez (Spa) 6-3, 6-7, 6-4, 7-5 S. Darcis (Bel) b. D. Gremelmayr (Ger) 6-1, 6-7, 7-6 , 6-4 J. Del Potro (Arg, 17) b. G. Canas (Arg) 4-6, 7-6 (7/0), 6-4, 6-1 J. Blake (Usa, 9) b. D. Young (Usa) 6-1, 3-6, 6-1, 4-6, 6-4
(AGM-DS) - 26/08/2008 12.00.32 - (AGM-DS) - Milano, 26 agosto - Maria Elena Camerin si e` qualificata al secondo turno degli Us Open femminili. Sul cemento di New York (7.950.000 dollari di montepremi), la tennista azzurra ha battuto in due set (6-0, 6-2) la francese Emilie Loit. Elena Dementieva, oro a Pechino e testa di serie numero 5, ha sconfitto senza problemi l`uzbeka Akgul Amanmuradova in due set.
Avanza anche Svetlana Kuznetsova, numero 3 del ranking mondiale, che in due set ha regolato la cinese Shuai Zeng e la serba Jelena Jankovic che elimina l`americana Coco Vandeweghe. Saluta il torneo, invece, la russa Anna Chakvetadze, numero 10 del seeding, che si arrende in tre set alla connazionale Makarova. Oggi scendono in campo Flavia Pennetta, Roberta Vinci e Tathiana Garbin.
I risultati del primo turno
E. Dementieva (Rus, 5) b. A. Amanmuradova (Uzb) 6-4, 7-5 P. Parmentier (Fra) b. M. Erakovic (Nzl) 6-3, 7-6 P. Schnyder (Svi, 15) b. A. Pivovarova (Rus) 6-3, 3-6, 6-3 A. Pavlyuchenkova (Rus) b. V. King (Usa) 6-2, 4-6, 6-2 A. Rezai (Fra) b. A. Muhammad (Usa) 6-2, 6-4 Y. Meusburger (Aut) b. L. Dominguez Lino (Spa) 6-1, 6-2 M. Bartoli (Fra, 12) b. Galina Voskoboeva (Rus) 6-2, 6-3 L. Davenport (Usa, 23) b. Aleksandra Wozniak (Can) 6-4, 6-2 S. Kuznetsova (RUS, 3) b. S. Zhang (Cin) 6-4, 6-2 Li Na (Cin) b. S. Peer (Isr, 24) 2-6, 6-0, 6-1 F. Schiavone (Ita, 25) b. N. Llagostera Vives (Spa) 7-5, 7-5 K. Srebotnik (Slo, 28) b. Y. Wickmayer (Bel) 3-6, 6-0, 6-3 V. Azarenka (Blr, 14) b. K. Zakopalova (Cze) 6-2, 6-1 I. Benesova (Cze) b. K. Knapp (Ita) 6-0, 6-3 S. Errani (Ita) b. J. Kostanic Tosic (Cro) 6-4, 6-2 A. Keothavong (Gbr) b. A. Glatch (Usa) 6-2, 6-2 S. Bammer (Aut, 29) b. A. Nakamura (Gia) 6-4, 6-2 A. Kleybanova (Rus) b. C. Suarez Navarro (Spa) 6-2, 7-5 E. Bychkova (Rus) b. A. Rodionova (Aus) 6-1, 6-3 Sofia Arvidsson (Sve) b. Zi Yan (Cin) 6-2, 6-4 V. Ruano Pascal (Spa) b. P. Kvitova (Cze) 6-7, 6-4, 6-2 M. E. Camerin (Ita) b. Emilie Loit (Fra) 6-0, 6-2 C. Wozniacki (Dan, 21) b. A. Rolle (Usa) 6-2, 6-1 S. Cirstea (Rom) b. L. Safarova (Cze) 6-4, 4-6, 6-2 E. Makarova (Rus) b. A. Chakvetadze (Rus, 10) 1-6, 6-2, 6-3 Magdalena Rybarikova (Svk) bat Gisela Dulko (ARG) 6-4, 6-0 T. Paszek (Aut) bat M. Kirilenko (Rus, 22) 6-3, 3-6, 6-4 Vera Zvonareva (Rus, 8) b. B. Zahlavova Strycova (Cze) 6-4, 6-3 Tatiana Perebiynis (Ucr) b. Mariya Koryttseva (Ucr) 6-1, 6-4 A. Medina Garrigues (Spa, 26) b. T. Pironkova (Bul) 6-4, 7-5 J. Zheng (Cin) bat S. Perry (Usa) 6-2, 6-3 J. Jankovic (Ser, 2) b. C. Vandeweghe (Usa) 6-3, 6-1
ROMA - Altro colpo per il Milan. Dopo Shevchenko ecco arrivare il difensore svizzero Philippe Senderos. Si apre così l'ultima settimana di mercato. La trattativa, portata avanti negli ultimi giorni, è stata definita in queste ore. Manca ancora l'ufficialità delle società, ma l'operazione è stata chiusa con la formula del prestito oneroso con diritto di riscatto. In pratica i rossoneri verseranno all'Arsenal, società che detiene il cartellino del difensore, 2 milioni di euro adesso, più 8 l'estate prossima nel caso in cui il Milan volesse acquistare Senderos a titolo definitivo. I rossoneri hanno così battuto la concorrenza del Newcastle, che si era lanciato sul giocatore. Senderos è atteso domani in Italia per le visite mediche.
Philippe Senderos, 23 anni, è un difensore molto forte fisicamente, alto un metro e novanta, che sarà molto utile ad Ancelotti, che aveva più volte sperato nell'arrivo un altro giocatore che potesse aiutarlo nel reparto arretrato. Dopo gli inizi nella squadra svizzera del Servette, nel 2003 si è trasferito all'Arsenal, dove ha giocato fino all'ultima stagione. Con la nazionale svizzera maggiore ha disputato 31 partite, segnando anche 3 reti. Unico neo della sua carriera, gli infortuni, che lo hanno costretto a rimanere fuori dai campi di gioco in troppe occasioni. Ma quando sta bene non c'è dubbio che si tratti di un difensore molto forte e sicuro.
Oggi Shevchenko ha sostenuto le visite mediche a Milanello: "Sono felicissimo di essere qui", ha detto l'attaccante ucraino. "In queste ore per me così speciali - ha aggiunto - voglio rivolgere un saluto anche ai tifosi del Chelsea che negli ultimi due anni mi hanno sempre fatto sentire il loro supporto. Grazie davvero per questo".Dopo l'affare Shevchenko tra Milan e Chelsea è ovvio che si torni a parlare di Kakà. Così, secondo il quotidiano britannico "Daily Star", il presidente del club inglese, Roman Abramovich, avrebbe intenzione di ingaggiare il brasiliano nel 2009 e sarebbe disposto a spendere 90 milioni di euro.
Claudio Ranieri, tecnico della Juventus, parla di Tiago, il centrocampista portoghese che i bianconeri stanno cercando di cedere e che nei giorni scorsi ha rifiutato l'Everton: "Tiago è un ragazzo d'oro, un professionista esemplare, se resta lo accetto volentieri".
Roma. Si allontana Nery Castillo, uno dei giocatori cercati dalla formazione giallorossa. Il messicano pare molto vicino al Betis Siviglia, che lo acquisterebbe in prestito con diritto di riscatto dallo Shakhtar Donetsk, titolare del cartellino. Vedremo se ci saranno sorprese dell'ultimo momento.
"Abbiamo letto anche noi notizie provenienti da Torino di una speranza della squadra piemontese di poter prendere Matteo Brighi, ma non mi risulta che la Roma sia interessata alla cosa". Vanni Puzzolo, procuratore del calciatore, nega recisamente il possibile passaggio del suo assistito, che tra l'altro ha rinnovato da poco il contratto con la Roma, al Torino.
Stesso destino per Floccari. "Resta a Bergamo. Il mercato in entrata è chiuso, daremo Defendi ad un club di serie B", dice Carlo Osti, direttore sportivo dell'Atalanta, riferendosi alla trattativa che in questi giorni ha coinvolto l'attaccante ed il Palermo.
Il Valencia ha respinto un'offerta da 47 milioni di euro arrivata dal Real Madrid per David Villa. Il presidente Vicente Soriano ha spiegato di voler mantenere la promessa fatta e di non voler quindi cedere i suoi giocatori più importanti. Il Real Madrid, che sembra rassegnato all'idea di perdere il brasiliano Robinho, che ormai ha apertamente scelto il Chelsea, aveva individuato proprio in Villa il sostituto ideale.
Giorni decisivi per il passaggio di Dimitar Berbatov al Manchester United: neppure in panchina nell'ultimo impegno in campionato, il Tottenham sembra rassegnato a cedere il centravanti bulgaro. La trattativa tra i due club è in fase avanzata e la distanza tra domanda (33 milioni di euro) e offerta (30) non appare più così insormontabile. Il Tottenham, per sostituire l'attaccante bulgaro, starebbe pensando a Klaas Jan Huntelaar dell'Ajax. E addirittura a Ronaldo, con cui ci sono stati "contatti informali". Ma prima di proseguire la trattativa l'attaccante brasiliano dovrà dimostrare di essere recuperato al cento per cento dall'infortunio al ginocchio rimediato lo scorso febbraio. Lo ha confermato al "Daily Telegraph" il direttore generale degli inglesi, Garry Cook.
In Francia si torna a parlare del possibile addio di Samuel Eto'o al Barcellona: secondo la tv "Orange Foot", infatti, il presidente del Lione, Jean Michel Aulas ha aperto una trattativa con il Barca per acquistare il centravanti camerunense.
E a proposito di Barcellona: "Abbiamo parlato della possibilità di un nuovo acquisto, ma siamo tranquilli perché l'allenatore può cominciare tranquillamente la stagione avendo piena fiducia nei giocatori che ha" ha dichiarato Txiki Begiristain, tenendo ancora aperta l'ipotesi di un nuovo arrivo al Barcellona.
Il Real Madrid ha conquistato la supercoppa del calcio spagnolo battendo il Valencia nella gara di ritorno. I madrileni hanno sconfitto il valencia per 4-2. Nella partita d'andata aveva vinto il Valencia per 3-2. La differenza gol ha dato la vittoria finale al Real.
E' l'ottava volta che il Real Madrid si aggiudica la Supercoppa spagnola. Per il Real hanno segnato Ruud van Nistelrooy, Sergio Ramos, Ruben De La Red e Gonzalo Higuain. Per il Valencia hanno segnato David Silva e Fernando Morientes. Espulsi al 39' Rafael van der Vaart e al 73' Ruud van Nistelrooy.
PECHINO - Ventotto medaglie: dovessimo darci un voto, diciamo un buono un po' benevolo. Di positivo c'è che siamo sempre fra i primi dieci paesi al mondo e che gareggiare con le potenze mondiali (dalla Cina agli Usa) e con paesi che investono sullo sport molto di più certo non è facile. Dall'altra parte bisogna dire che da Atlanta '96 (35 medaglie e 13 ori) in poi caliamo sempre un po' ogni 4 anni. Siamo partiti alla grande (Tagliariol e Vezzali) e abbiamo arrancato nei giorni successivi. Per assicurarci alla fine però un finale spettacolare: il cinese Zhang messo giù dal nostro Cammarelle che ci porta l'ottavo oro di questa spedizione. Un cazzotto che dà un guizzo all'Italia. Dovevamo conquistare tra le 25 e le 30 medaglie, e fin qui ci siamo. Ma rispetto ad Atene abbiamo perso un po' d'oro per strada e qualche altro podio (allora erano state 32 medaglie totali e 10 ori). Siamo noni, davanti a Francia e Spagna paesi nostri concorrenti (e dietro l'Inghilterra e la Germania). Già perché nelle stanze della politica sportiva c'è stata una corsa a distanza con queste nazioni. La forza dello sport e soprattutto la civiltà sportiva di un paese non si misurano con le medaglie. Ma tant'è in tutto il mondo funziona così, le Olimpiadi sono esibizioni di potenza. Vedi appunto la Cina. Nella conferenza stampa finale del Coni si è già cominciato a parlare di scuola: ci vogliono strutture e organizzazione per i giovani. Problema antico e mai risolto da decenni.
Abbiamo cominciato con la medaglia di Rebellin nel ciclismo alla Grande Muraglia e chiuso con Cammarelle d'oro nel pugilato. Ecco proprio il pugilato è stato la grande nuova realtà di queste Olimpiadi: c'è una scuola che è cresciuta in questi anni e che ha portato risultati. Uomini che vengono per la massima parte dal Sud e dalla Campania. Cammarelle, Russo e Picardi forse torneranno a far popolare le palestre svuotate nei decenni dall'agiatezza e dal sopravanzare di altri sport di moda.
La scherma è stata, come al solito, una delle locomotive dell'Italia: 7 medaglie (2 ori) su 28, un quarto esatto. E avrebbero potuto essere anche di più. Valentina Vezzali, terzo oro consecutivo in tre Olimpiadi, 34 anni è stata la regina della nostra spedizione. La portabandiera di donne toste, forti di carattere prima ancora che di fisico, capaci di portare avanti famiglie, bambini, una casa e al tempo stesso prepararsi a un'Olimpiade. E con la Vezzali, la Idem (44 anni), la Sensini (38), la Trillini (38). E con loro mettiamoci pure Antonio Rossi e i suoi 40 anni: il quarto posto è comunque una bella uscita. E così pure Stefano Baldini, i suoi 37 anni e la sua dignitosissima maratona corsa da campione olimpico.
L'altra donna da incoronare è stata senz'altro Josefa Idem. Sarebbe stato oro se solo avessimo regolamenti umani e non idioti. Certo è facile dirlo quando si arriva secondi, ma quello era certamente un pari merito. Forse un giorno arriverà un fotofinish o un cronometraggio spaziale che ci dirà quale molecola di un corpo umano, di una barca o di una bici è più avanti dell'altra.
Dunque la Vezzali regina, Iosefa il simbolo. La star è Federica Pellegrini che ha portato tutto il peso dell'Olimpiade nel nuoto. Dal quinto posto e lo scoppio in pianto nei 400 stile libero ai 200 vinti addirittura col record mondiale. Sembrava che le copertine, le storie d'amore e la rivalità con la Manaudou l'avessero trasformata. E invece no. O forse proprio da quello schiaffo ha tratto la forza per la vittoria successiva. Per lei si apre un futuro da protagonista e non solo nello sport. Abbiamo fatto troppo presto forse a bollare alcuni campioni di imborghesimento e di bella vita. Vedi Montano il campione olimpico che dopo Atene sbarca in tv e nei reality show, si fidanza con show girl bellissime, apre ristoranti alla moda. Ha trascinato l'Italia della sciabola al bronzo e forse non si ritirerà più.
L'icona, l'immagine dell'Olimpiade italiana è però quella di Alex Schwazer, 23 anni da Vipiteno. E' entrato nel National Stadium piangendo e ridendo, mostrando i muscoli, baciando il laccetto nero che gli ricordava il nonno, e quando ha tagliato il traguardo è rimasto minuti abbracciato al suo allenatore Sandro Damilano. Il tutto dopo 50km massacranti di marcia. Questo è l'esterno, la copertina. Forse pochi ricordano - come ci ha detto lui stesso - che quell'oro è stato costruito nell'ultimo anno con quasi 8000 km di marcia a piedi. Ottomila: un sacrificio umano enorme. Unica attività: allenarsi, mangiare e dormire. Schwazer e Rigaudo a parte, l'atletica italiana ha fatto troppo poco, quasi zero in alcuni settori: vedi la velocità. I progressi rispetto ad Atene sono stati minimi: al massimo alcuni riescono a ritoccare il proprio personale. In zona medaglia nessuno o quasi.
Nel nuoto abbiamo una nazionale comunque viva anche se non è riuscita ad esprimersi sempre ad alto livello. In piscina c'è uno sport stravolto dalla questione costumi. Per un Magnini che non è riuscito a progredire come gli altri c'è almeno, dopo la Pellegrini, una grande realtà come la Filippi. In prospettiva Mondiali di Roma 2009 però bisogna darsi da fare. E non solo a costruire piscine.
Ci sono mancati un po' i nostri big - da Bettini a Galiazzo (che però ha preso l'argento con la squadra nell'arco) a Montano - , ma ne è venuto fuori qualcun altro. Abbiamo fallito, questo bisogna dirlo, nelle squadre. Nemmeno una, dal calcio al volley, è riuscita a portare una medaglia. Lasciamo stare il calcio che con le Olimpiadi ha un rapporto addirittura conflittuale - se potesse non ci verrebbe proprio (contrariamente all'Argentina di Messi che invece ora si gode il suo bel titolo olimpico) - ma per alcuni sport come la pallanuoto o la pallavolo maschile e femminile che storicamente ci danno tantissimo la delusione è stata grande.
Abbiamo avuto 10 argenti: la squadra di arco, Russo, la Idem, Rebellin, i 4 del canottaggio, la Sensini, Pellielo e D'Aniello nel tiro a volo, la Filippi nel nuoto e Sarmiento nel taekwondo. Alcune medaglie avrebbero potuto trasformarsi in oro. Ma il discorso anche qui è rovesciabile: dall'oro all'argento.
Resta una giusta citazione per quegli ori che una volta ogni 4 anni ci fanno comodo eccome. Come quella della toscana Quintavalle nel judo, della Cainero nel tiro a volo, o di Minguzzi nella lotta. Dopo la sbornia olimpica i riflettori su di loro purtroppo si spegneranno. E del resto non ci sono nemmeno abituati, tanto da essere in alcuni casi teneri e meravigliosi nella loro assoluta purezza. Come Minguzzi sul palco di Casa Italia, al telefono il presidente della Repubblica. "Sono Minguzzi Andrea, lottatore